Forti raffiche di garbino, come quelle dei giorni scorsi, che strappano le foglie secche dagli alberi. Toh, anche quest’anno l’autunno è arrivato.

Quando il vento cessa restano i loro cumuli: i mulinelli d’aria si sono divertiti a gettare nella disperazione gli amanti del giardino ordinato.

Nella mia città quelle raffiche hanno anche fatto cadere alcuni alberi.

Oltre all’età e alle malattie, tra i nemici degli alberi ci sono le raffiche di vento.

A questi se ne aggiungono altri che naturali non sono: sempre più frequentemente, nelle cronache locali compaiono progetti di riqualificazione di piazzette, parcheggi e giardini pubblici o di nuove strade e piste ciclabili che non contemplano la necessità di conservare gli alberi esistenti. Visti come degli ornamenti, sono sacrificabili in nome della riqualificazione ambientale e della mobilità.

Al posto degli alberi d’alto fusto abbattuti vengono piantati (non sempre) giovani alberelli. Gli assessori ed i tecnici, vantandosi delle nuove opere che vanno ad incrementare il decoro urbano e a favorire una mobilità sempre più sostenibile, non mostrano altrettanta sensibilità per la conservazione del patrimonio arboreo. 

Tenuto conto che occorreranno decenni, a volte secoli, per raggiungere le dimensioni di quelli abbattuti, la quantità di anidride carbonica eliminata dai sostituti (per contrastare l’effetto serra) e la superficie d’ombra prodotta (che agisce sul microclima) sono risibili rispetto a quelle degli alberi adulti eliminati che erano nel pieno esercizio delle loro funzioni. 

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