8 giugno 2023

Ad un lato della strada si muovono camion che trasportano terriccio, calcinacci ed altro materiale inerte, ruspe che lo spargono in quello che un tempo era un campo, rulli compressori che lo compattano. 

La siepe di campagna, danneggiata dai movimenti di terra che l’hanno lambita, non riesce più a nascondere il cantiere e le basi dei nuovi capannoni industriali.

“Consumo del territorio zero” è lo slogan usato dai candidati durante le ultime campagne elettorali.  

Sull’altro lato della strada c’è l’ingresso dello Stagno Urbani. Lì, a ricordare che la vita selvatica è  sempre più sotto assedio, giunge il rumore di sottofondo del cantiere. 

Per fortuna, lo stagno ed il bosco circostante sono di proprietà di associazioni naturalistiche e cemento e asfalto lì non giungeranno. Gli uccelli che vi nidificano non subiscono neppure il disturbo umano. L’educazione ambientale si svolge prevalentemente in altre strutture del territorio fanese, sulle quali si concentrano risorse ed energie. Le visite allo Stagno sono scarse, comprese quelle dei volontari impegnati nella manutenzione del verde.

Poche le cure che riceve la vegetazione che circonda lo specchio d’acqua. Sentieri semichiusi; la crescita della vegetazione ha persino ridotto la visibilità dalle finestrelle dei capanni ornitologici che si affacciano sulla superficie acquatica. 

Si riesce comunque a scorgere due coppie di cavalieri d’Italia impegnate a nidificare alle due estremità dell’isolotto. Da molte settimane in acqua si aggirano nidiate di folaghe e di germani reali. 

A questi e agli altri uccelli nidificanti la scarsità di presenze umane e di cure non dispiace. Loro non gradiscono la confusione, gli urletti, i “Ehi raga!” che spesso accompagnano le classi in visita. 

Alcuni mesi fa – era già iniziato il periodo di nidificazioni – nella vicina Pesaro l’assessore competente aveva invitato i cittadini pesaresi a visitare in massa l’area protetta del Parco Miralfiore. Ai 300 cittadini che si erano presentati all’evento l’assessore aveva dichiarato: «Siamo felici di restituire ai pesaresi questo piccolo scrigno di natura», poi aveva aggiunto: «È una decisione che abbiamo preso per rispondere alle tante richieste che ci sono arrivate dai cittadini». 

L’area protetta del Miralfiore ha subìto un’altra apertura di massa in occasione della Festa del 2 giugno; anche questa ha provocato polemiche: «Il continuo flusso di visitatori provoca l’allontanamento dai nidi, traducendosi nell’inesorabile perdita delle covate […] degli otto nidi costruiti dai marangoni minori, uccelli protetti dalla normativa italiana ed europea, quattro sono stati abbandonati», hanno dichiarato gli ambientalisti pesaresi. 

Ma torniamo al nostro Stagno fanese. Oggi nelle sue acque c’è untuffetto che sta alimentando i suoi due pulcini. S’immerge di continuo trattenendosi sott’acqua per poche decine di secondi. Quando sparisce sotto la superficie acquatica, i due pulcini si guardano intorno per scorgere dove emergerà il genitore. Le bolle che salgono in superficie li aiutano ad individuare il punto di fuoriuscita.

Appena l’adulto esce, i suoi piccoli nuotano veloci verso di lui per guadagnarsi l’imbeccata; sembra una gara, un gioco, invece c’è di mezzo il loro sviluppo. 

Raramente il tuffetto emerge senza stringere una preda nel becco, quando accade, un attimo per prendere fiato e, via, una nuova immersione.

Ad alcune decine di metri dallo specchio d’acqua una coppia di cinciarelle sta assolvendo lo stesso impegno: nutrire i propri piccoli. Diverso è l’ambiente in cui si procacciano le prede, anziché acquatico, è la fascia di alberi che lambisce lo Stagno. 

Per riprodursi, le cinciarelle hanno utilizzato una cassetta-nido appesa ad una parete  del centro visite – per loro fortuna poco frequentato. 

Fanno la spola tra il nido ed il bosco, dove in questa giornata soleggiata – dopo tante di maltempo –  gli insetti abbondano.  

La cinciarella  s’infila in  volo nel foro del nido artificiale; solo raramente s’appende un attimo alla finestrella circolare, prima di entrare. 

Si trattiene all’interno della cassetta-nido al massimo per qualche decina di secondi, giusto il tempo di imbeccare i piccoli; poi dal foro fa capolino la sua testa azzurra e riparte alla ricerca di prede.

 

A volte, anche uscendo ha qualcosa nel becco: una sacca fecale, sacca bianca contenente gli escrementi dei nidiacei. Trasportandola via garantisce l’igiene del nido.

A cavalieri d’Italia, folaghe, germani reali, tuffetti, cinciarelle non dispiace vivere in un luogo “trascurato”; il tempo non lo sprecano per scappare o per nascondersi, è tutto  dedicato alla cura della prole. 

Didascalie foto:

Da 1 a 7 – Tuffetto che alimenta i suoi due pulcini, Stagno Urbani (Fano), 8 giugno 2023

8 e 9 – Cinciarella, Centro visite Stagno Urbani, 8 giugno 2023

10 – La cinciarella trasporta la sacca fecale.

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