15 aprile 2024

Riva destra del Metauro. 

Raggiungo una radura che termina sul ciglio dell’argine.

Un tempo il fiume passava sotto quella parete verticale, erodendola. 

Nella bella stagione, affacciandomi, potevo osservare una colonia di topini – le rondini di fiume -, i nidi scavati nell’argilla.

I lavori di sistemazione idraulica hanno “raddrizzato” questo tratto di Metauro, che ora scorre più vicino alla riva sinistra.

Ma la radura continua ad essere un punto panoramico, affacciato sull’ambiente fluviale.

Oggi, però, su questo prato ho trovato rifiuti sparsi. Non sono stati abbandonati al termine di un picnic. Biciclette rotte, copertoni, divise sportive, un fornellino elettrico, scarpe da ginnastica, un secchio. È il frutto dello svuotamento di un ripostiglio. 

Eppure ogni singolo oggetto che ora immonda questo ambiente naturale avrebbe potuto essere smaltito in maniera differenziata: il fornello elettrico con il RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), le scarpe da ginnastica e le divise sportive nei cassonetti per la raccolta degli indumenti usati, ecc. 

La radura si trova a circa 150 m dall’accesso. Penso a chi è venuto fin qui per liberarsene; non ha gettato i rifiuti vicino alla sbarra d’ingresso – colpevolmente lasciata aperta da chi è tenuto ad impedire la circolazione dei veicoli nella golena fluviale (l’amministrazione provinciale) -, ha percorso in auto un tratto di riva e ha scelto proprio questo punto panoramico. 

Invece di dirigersi qui, la sua auto avrebbe potuto raggiungere il centro di raccolta differenziata dei rifiuti che si trova sull’altro lato del fiume – bastava attraversare un ponte. Ma differenziare i rifiuti deve essere per lui troppo complicato.

Mi immagino che tornato a casa è andato a dare un’occhiata al ripostiglio svuotato. Lo ha guardato soddisfatto. Ha fatto pulizia.

Didascalia foto:

Riva destra del fiume Metauro (Fano), 15 aprile 2024