22 settembre 2022

Finita la stagione estiva, il campeggio fanese a ridosso del mare è deserto. Le roulotte ancora presenti nelle piazzole sono in attesa di essere spostate nei  rimessaggi invernali.

Un passeriforme si posa sul muretto che separa il campeggio dalla spiaggia ciottolosa. Dorso grigio-bruno uniforme. Soppracciglio chiaro. Gola e petto sfumato di fulvo-arancio: è un culbianco. Seppur non evidente come in primavera, ha una mascherina scura intorno all’occhio.

Tenendo una postura eretta e vigile, sembra osservare il territorio circostante. 

Sospettoso, quando mi avvicino  si allontana con un breve volo raso terra, portandosi sugli scogli; al di là la distesa marina.

Per tornare a casa la mia bici lambisce i prati del campo d’aviazione. Anche qui alcuni culbianchi, posati sulla recinzione. 

In questa giornata nitida,  sull’orizzonte ad occidente sporgono le montagne dell’Appennino pesarese: il Massiccio del Catria con le due cime gemelle (del Catria e dell’ Acuto) ed i Monti del Furlo.

Mi piace pensare che i culbianchi provengano da quelle montagne, che, terminata la stagione riproduttiva, abbiano lasciato i pascoli sassosi sommitali prima dell’arrivo del freddo.

Ora i culbianchi, anziché le lande d’erbe e rocce della dorsale appenninica, mirano i prati della piana aperta pianeggiante o la distesa azzurra dell’Adriatico.  

Ma il campo d’aviazione e la spiaggia fanese sono solo tappe del  lungo viaggio che li porterà a svernare a sud del Sahara.

Didascalie foto:

1 e 2 – Culbianco, spiaggia fanese, 22 settembre 2022

3 – La pista erbosa del Campo d’aviazione di Fano e, sullo sfondo, il M. Catria e il Furlo

4 – Culbianco, Campo d’aviazione, sullo sfondo la cima dell’ Acuto (M. Catria)

5 – Culbianco, Campo d’aviazione, sullo sfondo il M. Paganuccio (Monti del Furlo)

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