Tra le varie specie di ominidi che ci sono state raccontate non figura l’uomo vitruviano. Erectus, Habilis, Neanderthal, Sapiens … ma vitruviano? E’ soltanto un sapiens sapiens in versione latina, con le sue inarrivabili astruserie. Infatti l’uomo vitruviano (in senso stretto, considerando l’esibizione ideologica dell’apparato sessuale nel disegno di Leonardo) è più ambizioso dei suoi predecessori: non è solo al centro della Terra, il quadrato, ma dell’universo (il cerchio). Alla faccia della modestia, e delle donne.

Se poi viene fuori che Vitruvio, l’architetto romano di cui si sa quasi niente, il che è buona cosa perché si può furbescamente sostenere che sia nato a Fano, dove ha costruito una basilica (forse), allora il disegno di Leonardo diventa un marchio da sfruttare sul mercato turistico-culturale (su quello commerciale è già abbondantemente usato). Il disegnino serviva al grande artista per misurare le proporzioni dei corpi per i suoi quadri, ma adesso l’equazione assume un significato diverso: l’uomo è davvero al centro dell’universo (dopo aver devastato il quadrato, che infatti gli andava stretto).

Nella città della Fortuna, dove il delirio è una malattia professionale causata dal particolare habitat carnevalesco, basta poco per superare il confine e passare dalle allucinazioni controllate (secondo le neuroscienze) alle farneticazioni rinascimentali sui rapporti tra macrocosmo e microcosmo, con annessi e connessi: l’ombra insopportabile di proporzioni perfette e imperfette, il maschilismo esibito, l’intramontabile patriarcato affacciato nel quadrato e sempre con un occhio padronale al cerchio (che dovrebbe rappresentare l’universo, senonché l’universo non si adegua, si muove…), insomma: alla faccia di Leopardi, che da zone vicine aveva insegnato a non fidarsi della natura delle apparenze e delle apparenze della natura.

Ovviamente, si chiede consiglio alla sobrietà e senso della misura di Vittorio Sgarbi, il quale propone di scavare alla ricerca di quello che resta della basilica, come Indiana Jones, sebbene qui non ci siano le sabbie del deserto ma quello che può essere rimasto da incendi e devastazioni, attraverso i secoli. Però chissà, magari scoprono anche l’arca dell’alleanza.

Alla fine – idea formidabile – si decide che bisogna farci un monumento (già previsto da Leopardi per il povero islandese). Il grande artista ha già ideato la sua opera come al solito banalmente didattica. Che abbia qualche imbarazzo a trasformare il disegnino nelle tre dimensioni? Sembra di no. Evidentemente conosce già la misura perfetta delle natiche, dei piedi, dell’apparato sessuale, del naso dell’uomo vitruviano … e non contento di copiare Leonardo e Vitruvio, copia anche Michelangelo e ci aggiunge due peregrini partoriti dal suo genio che sembrano Renzo e Lucia al ritorno a casa dopo tante disavventure. Si dice che l’opera sia molto costosa, ma la generosità della città della Fortuna è direttamente proporzionale alla sua miopia. E non ha limiti.

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