Con questo titolo non alludo alla guerra tra Russia e Ucraina. Sto parlando delle disuguaglianze. E del fallimento pressoché totale delle classi dirigenti in Italia, e naturalmente, cosa ormai chiara a tutti, della scomparsa degli intellettuali, mentre il loro ruolo rimane convenzionalmente presente e sostanzialmente vuoto. Non va bene generalizzare, d’accordo, ma le eccezioni confermano la regola, in quanto eccezioni. Qualche scrittore o filosofo viene chiamato a fare l’intellettuale opinionista ma il risultato è quasi sempre un compitino pedagogico svolto con un linguaggio medio, infarcito con arguzie di seconda mano e citazioni scontate. Non vale la pena ritagliare l’articolo. Lo scandalo si raggiunge soltanto pensando con la pancia o con organi che stanno sotto la pancia. In realtà lo scandalo non scandalizza più nessuno, anche questa è finzione, una finzione noiosa, convenzionale. Negli anni, qualsiasi rapporto con una qualche verità è solo una questione di interpretazioni, e qualsiasi interpretazione va bene. Ogni barlume di gusto letterario è svanito e surrogato da scritture amanuensi, che imitano i prodotti originali. Alcuni di questi amanuensi sembrano quasi veri, cioè i veri autori di un testo copiato: nello stile, nelle trame e nei modi. E viene esaltato e premiato. Le premiazioni sono spettacolari, seguendo il modello più riuscito del connubio cultura-industria: il cinema. L’esempio-guida. Nel cinema l’industria ha sottomesso la cultura, la usa come alibi. Così l’industria editoriale ha imparato e aspetta quelli che hanno capito come funzionano le cose, che si adeguano al mercato e alle sue poche e chiare regole, ed evitano inutili infrazioni fuori mercato. Tanto sanno già che i lettori non capirebbero. Infatti molti lettori si sono adeguati a quello che passa il convento e ammirano il lavoro dei copisti. I mediatori, come i rappresentanti di qualsiasi prodotto, svolgono con divertita ottusità il loro lavoro quindi tutto l’ingranaggio pare funzionare alla perfezione. Ma quanto potrà durare questa mediocre imitazione di una società letteraria?

Nel frattempo, il fallimento delle classi dirigenti è evidente in ogni settore. E l’arretratezza sociale e politica del nostro paese, l’assenza di una consapevolezza di questa condizione servile da parte di chi ne soffre di più le conseguenze è una desolante cancellazione del futuro. I dibattiti televisivi sono stati da decenni degradati a chiassate da condominio; dei fenomeni da bar sport sono diventati politici acclamati, e altrettanto acclamati quelli che tolgono la polvere alla triade ottocentesca dio-patria-famiglia. Gli economisti si sono adeguati a una cauta ragioneria, questo quando va bene e non vogliono fare i fenomeni con i soldi di tutti. Gli industriali si sono spostati in altri paesi, facendo credere che sono costretti a farlo dalle regole del mercato e dalla loro esuberante intraprendenza e non dai loro (e solo loro) interessi. Nei giornali sedicenti progressisti (qualunque cosa voglia dire) troviamo ancora la rubrica astrologica. Negli ospedali proliferano le statue di un banale semianalfabeta chiamato padre Pio e mai quelle di scienziati o medici. Le scuole preparano al mondo del lavoro solo che nel mondo del lavoro si cambia lavoro di continuo. Una simpatica beffa. Si producono merci in continuazione, che vengono consumate o gettate via in poco tempo insieme ai loro involucri e non c’è modo di arrestare questa proliferazione demenziale. Ogni pensiero di bene comune o di intervento statale per arginare il caos, viene considerato un attentato alla libertà.

La guerra? Solo un incidente di percorso della specie più intelligente del pianeta.

[fotografia di Alex Kolodziej]

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