Andri Snaer Magnason è un poeta, narratore e drammaturgo islandese. Si è anche candidato alle presidenziali del suo paese nel 2016. Evidentemente è molto preoccupato dal riscaldamento globale e dallo sfruttamento sconsiderato di tutte le risorse naturali, sia nella sua isola sia nel mondo. Non basta più testimoniare. Per commemorare il primo ghiacciaio islandese scomparso, l’ Okjökull, ha posto una lapide che tra l’altro dice: “Nei prossimi duecento anni tutti i nostri ghiacciai potrebbero seguire la stessa sorte. Questo monumento è la testimonianza che sappiamo cosa sta avvenendo e cosa bisogna fare. Solo voi sapete se lo abbiamo fatto”. Per ora non lo stiamo facendo. Penso che non abbiamo lasciato ai nostri figli un mondo più giusto, né ai nipoti e pronipoti un mondo più sano. Potevamo fare di più?

Il libro Il tempo e l’acqua, che già nel titolo si chiede quanto tempo resta prima che il riscaldamento globale sommerga tante zone oggi abitate, è un viaggio tra passato, presente e futuro, tra ricordi e storie famigliari, citazioni dagli antichi poeti, interviste al dalai-lama, mitologie e predizioni scientifiche. Sotto traccia è una ricerca di senso perché appare insensato il comportamento di una economia globalizzata che consuma e distrugge e sa che non resterà più niente da consumare e distruggere e tuttavia non si pone il problema. Questi non sono più tempi di denuncia. Questo libro è un’accorata esortazione affinché ognuno si assuma la responsabilità del pianeta, nei modi e nei tempi che gli sono possibili. Probabilmente è un po’ ripetitivo però mai come in questo caso repetita iuvant.

“Gli interessi mondiali legati al petrolio ammontano a circa sei miliardi di dollari al giorno e i produttori petroliferi hanno plasmato il nostro lessico e la nostra visione del mondo in base alle proprie esigenze. Per tutelare i propri interessi, l’industria degli idrocarburi combatte da oltre trent’anni una guerra di propaganda contro i climatologi. Le compagnie petrolifere hanno comprato i politici e organizzato dei think tanks per confondere la gente comune”. Quell’ingente fiume di soldi che sostiene le elezioni americane (come quelle di questi giorni) non è disinteressato e non alimenta idee conservatrici o progressiste: sostiene interessi.

“I potenti collegati all’industria petrolifera hanno sfruttato Facebook e le fake news per paralizzare un paese che si definisce paladino della libertà e della libera informazione. Stiamo puntando verso il precipizio a cento kilometri all’ora e invece di provare a frenare schiacciamo l’acceleratore con il tachimetro disattivato. Come dice George Orwell: l’ignoranza è forza”.

“Le nostre abitudini di consumatori hanno gli effetti di un’eruzione vulcanica, le nostre mode incidono più della deriva dei continenti e i nostri desideri sono sciami sismici. Viviamo in tempi in cui pochi individui possono decidere se i più forti e più potenti predatori del nostro pianeta, i draghi della nostra era, debbano vivere o morire”.

“Per capire quanto possa incidere un aumento di due gradi sulla flora e sulla fauna, ci basta considerare il nostro corpo: se avessimo sempre una temperatura corporea di 39 gradi, la vita sarebbe insopportabile. Ecco con un esempio molto semplice di che cosa succede se la Terra si riscalda di due gradi. Come se le varie specie, ciascuna adattata a determinate condizioni ambientali, si ritrovassero di colpo con una febbre che non passa mai … L’aumento di due gradi è riferito alla temperatura media del globo terrestre, ma localmente le variazioni possono anche superare i sei gradi, rovesciando tutti i presupposti su cui un ecosistema si regge”.

“Quando il nonno e la nonna partivano per le loro spedizioni, i ghiacciai erano il simbolo di qualcosa di grande e di eterno, come il mare, le montagne e le nuvole. Nel 1955 molte lingue dei ghiacciai islandesi avevano subito un certo arretramento rispetto all’inizio del secolo, eppure il Vatnajökull era ancora visto nella prospettiva dell’eternità. Un immortale gigante bianco. I mutamenti erano misurabili su scala secolare, se non millenaria. Adesso il Vatnajökull si ritira su scala umana. Una riduzione del 10 per cento in un secolo significa che il ritmo è elevato. Una riduzione del 100 per cento in un secolo e mezzo significa che è una catastrofe. Che un mastodonte geologico come il Vatnajökull sparisca nell’arco di poco più di un’esistenza umana va al di là della nostra comprensione. La mole si perde nel grande ronzio”.

Questo ronzio fa male alle orecchie.

[Andri Snaer Magnason, Il tempo e l’acqua. Iperborea 2020 Euro 19,50]

 

 

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