Sono sul terrazzo e guardo le nuvole che si stanno addensando. Ricovero le cose che non dovrebbero bagnarsi, il temporale sembra imminente. Quindi, mentre aspetto, continuo la lettura del libro Metà della Terra, salvare il futuro della vita, di Edward O. Wilson, biologo statunitense. Il libro non è recente, lo rileggo. Prima spiega la perdita di biodiversità del pianeta, ne analizza le cause, nell’Olocene, il tempo attuale, ormai ridefinito Antropocene per l’azione invasiva e scriteriata dei sapiens, poi spiega come salvare la biosfera.

Semplice: dividiamoci il pianeta, metà per noi, metà per le altre specie. Come e dove cominciare a farlo, lo descrive Wilson nella parte conclusiva del libro.

Sapere che ci sarebbero vasti luoghi intoccabili, metà del pianeta, dove non possiamo mettere piede, sarebbe confortante.

Ma gli scenari che si prospettano sembrano cupi. Viene la desolazione guardando quelli che distruggono il pianeta e spiegano che non sta succedendo niente. Sono in grado di desertificare la Terra. Nel frattempo stanno desertificando le coscienze.

“Ma i primi poeti, quelli che hanno sognato gli stermini tra le baracche, i mucchi di corpicini sotto le palandrane, e i capelli sui crani dei cadaveri mossi dal venticello del settentrione, erano quelli che avevano ragione, perché la primavera ha sempre portato e sempre porterà il riso terrificante dell’idiota”  Pier Paolo Pasolini, La Divina Mimesis

 

[Fotografia di Paolo Talevi, Riflessi]

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