Ha senso un libro di divulgazione sugli animali migratori privo di immagini in un’epoca in cui la televisione ed il web forniscono la visione di ottimi documentari naturalistici?  Francesca Buoninconti  pensa di sì. La sua opera “Senza confini. La straordinaria storia degli animali migratori” (editore Codice, 2019) tratta il complesso ed affascinante fenomeno delle migrazioni.

Il libro è suddiviso in base alle tre diverse modalità di spostamento (in volo, a nuoto, sulla terraferma). Tanti sono gli animali migratori presi in considerazione da Francesca Buoninconti : uccelli, chirotteri, cetacei, gnu, caribù, antilocapra, cervo mulo, tartarughe marine, pesci, insetti, granchi, ecc.  

La prima tecnica che ha permesso di studiare le rotte degli uccelli migratori è l’inanellamento; consente di conoscere anche altri aspetti delle specie catturate, persino la loro longevità: “una femmina di albatros di Laisian è salita alla ribalta nelle cronache per essere “l’uccello più vecchio del mondo”. Questo esemplare è stato inanellato nel 1956 alle Hawaii (all’epoca aveva 5 anni) e poi nel 2018; l’albatros era diventata nuovamente “mamma” alla veneranda età di 67 anni”.

L’ausilio di altre tecniche, radar e GPS, ha permesso di registrare dei record degli uccelli migratori: i 96.000 chilometri in volo della Sterna artica (ogni anno migra dall’Artico all’Antartide) e gli 11.680 chilometri di volo non-stop sull’oceano di una sottospecie di Pittima minore (che nidifica in Alaska e sverna in Australia e Nuova Zelanda).

Le migrazioni degli insetti hanno una strategia simile a quella degli uccelli ma gli adulti non riescono a completare un viaggio di andata e ritorno (la vita allo stadio adulto degli insetti dura al massimo qualche mese), la loro è una migrazione multigenerazionale, cioè viene completata da più generazioni. 

Il libro riporta la migrazione della libellula Frecciaerrante (Pantala flavescens) che viaggia dall’Est asiatico al Sudafrica attraversando in volo un tratto di oltre 3.500 chilometri sull’oceano. Lascia l’India a settembre, con l’arrivo del monsone invernale, e dopo quattro mesi, a dicembre, arriva in Tanzania e Mozambico, attraversando l’Oceano Indiano a balzi, sostando nelle isole intermedie, come le Maldive e le Seychelles. Alcune si riproducono in queste isole e i nuovi nati si uniscono ai genitori in una migrazione multigenerazionale. Arrivate in Africa avviene un’altra riproduzione prima di ripartire in aprile per il viaggio all’incontrario sfruttando questa volta il monsone estivo. 

Può coinvolgere fino a sei generazioni il viaggio della farfalla Vanessa del cardo (Vanessa cardui), che si sposta tra il Nord Africa (attraversando pure il Sahara) e il Nord Europa. 

La farfalla Monarca (Danaus plexippus) invece migra dal Nord America al Messico coinvolgendo tre o quattro generazioni. Grazie a dei “tag” (piccoli adesivi applicati sotto l’ala e che riportano un codice) un gruppo dell’Università di Washington ha potuto ricostruire le “vie” seguite dalle farfalle, queste corrispondono a dove fioriscono le loro piante nutrici, su cui depongono le uova e di cui si cibano i bruchi.

Non tutti gli uccelli utilizzano il cielo per migrare: il Pinguino imperatore compie una marcia di 50-120 chilometri sul ghiaccio durante l’inverno antartico, quando le temperature arrivano anche a 40°C sotto zero. Dopo avere deposto l’unico uovo, le femmine tornano in mare ad alimentarsi. È ai maschi che toccherà custodire e incubare l’uovo, lo terranno tra le zampe per due mesi sfidando fame e freddo, tenendosi vicini per scaldarsi. Dopo l’ultimo tramonto di maggio calerà il buio e sulle loro teste non ci saranno altro che stelle a perdita d’occhio e, qualche volta, le luci colorate dell’aurora australe. Le femmine si rifanno vive per dare il cambio ad agosto, giusto in tempo per la schiusa dell’uovo.

L’autrice non utilizza un linguaggio complicato ed evita di infarcire il testo con un numero eccessivo di dati preferendo aggiungere al termine di ogni capitolo una ricca bibliografia (oltre alle cartine che illustrano le migrazioni). A volte Francesca Buoninconti arricchisce la spiegazione dei fenomeni biologici trattati con aneddoti storici. Ad esempio, ci permette di conoscere Hans Christian Mortensen, ornitologo danese che  nel 1890 inventò la tecnica dell’inanellamento.

L’autrice tratta pure le interferenza degli interventi dell’Uomo sui fenomeni biologici trattati, in particolare dedica l’ultimo capitolo all’impatto dei cambiamenti climatici sulle migrazioni.

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