Posso farla, perché ci sono cascato anch’io. Forse siamo tutti confratelli e consorelle in bufale. Si chiamano così perché veniamo a volte presi per l’anello al naso, come bufali. Ricordo il mio prof di Italiano che quando l’allegria era decisamente fuori controllo ci gridava “Bufali!”. Un precursore, considerati i tempi, quando appunto le bufale venivano trainate con una corda.
Oggi qualcuna riusciamo a annusarla, ma non tutte, perché spesso sono costruite con una intelligenza sofisticata, che lascia qualche sospetto. Quella di un tale Mario Sechi, direttore di Libero (un giornale che vende mediamente 18.000 copie), in sostituzione di Alessandro Barbero alla direzione di Rai storia è un bufala, prima di tutto perché Barbero non dirige Rai storia. Mario Sechi ha diretto un programma per Rai storia e probabilmente ne farà altri, perché c’è una stranissima penuria di storici.
Su Facebook, avevo chiesto semplicemente spiegazioni al ministro dell’istruzione e del merito, mi aspettavo una sua dichiarazione, niente di più e niente di meno. Tanti amici erano indignati. Però mi dispiace essere caduto in questa trappola, dal momento che ci sono caduti anche giornalisti come Andrea Scanzi. Ha il sapore della beffa. Perché? Perché è la classica notizia costruita per seminare dubbi verso qualsiasi informazione, indurre indifferenza e qualunquismo, e nello stesso tempo sputtanare chi coltiva ancora un senso di giustizia, che appare come uno con l’anello al naso.
Del resto, si legge in questi giorni dell’irritazione di politici di destra verso il ministro della sanità perché ha escluso dal comitato scientifico per i vaccini persone che non ne avevano la minima competenza. Magari volevano esorcisti, cartomanti e astrologi. Quindi è proprio questo clima di incompetenza generale e diffusa in ogni campo a rendere credibile qualsiasi bufala.
Penso tuttavia che alcune di queste false notizie siano assemblate con l’abilità e la sapienza di chi costruisce ordigni da lanciare indiscriminatamente nella comunicazione e nei social. Non è uno scherzo di carnevale. E come ci ha insegnato Fabio Paglieri nel libro “La disinformazione felice” (Il Mulino 2020): le bufale sono fantastici laboratori su cui affinare le nostre competenze. Da Cappuccetto Rosso a Pollicino, recita il titolo in Epilogo.
Solo che a volte i sassolini si perdono in una nebbia artificiale.