Forse è vero quello che sostiene Alfonso Berardinelli, cioè che la forma letteraria che sa descrivere con una certa originalità e sintonia le società contemporanee è un genere ibrido, che mescola, con abilità e qualità di scrittura, il racconto e il saggio. Ormai la narrativa sembra desolatamente convenzionale, prudentemente o furbescamente inscritta in codici prevedibili e sempre orientata verso il consenso dei lettori, senza alcuna riflessione sul proprio ruolo e sulla propria storia. Giornalismo e cinema offrono esempi chiarissimi di come si cattura l’attenzione e si colpiscono i sentimenti, come si commuove, terrorizza, diverte o addolora o immalinconisce il pubblico. L’industria editoriale ha seguito la strada. Un gusto medio, rituale, si è instaurato insieme ai livelli più alti di mistificazione, ipocrisia, abilità imbonitrice e pubblicitaria. Tutte le forme di esibizionismo sfacciato e di spettacolo nascondono l’assuefazione al declino e al conformismo. Sono scomparse l’intuizione, la sfida, la profondità, l’onestà, e purtroppo l’intelligenza, quella vera, non quella al servizio della mediocrità e della furbizia.
Il narratore nuovo nasce vecchio, ma con la sua start up luccicante (e temporanea). verrà presto dimenticato. Niente di nuovo neanche in queste osservazioni, lo so. Raffaele La Capria ne ha parlato nei suoi libri colloquiali, polemici e un po’ disperati: Letteratura e salti mortali (1990), La mosca nella bottiglia (1996), Lo stile dell’anatra (2001). Piergiorgio Bellocchio, altro sensibilissimo sismografo, è più volte intervenuto, attraversando la nostra storia culturale; negli anni ottanta con quel suo folgorante Dalla parte del torto (1989), fino alle recenti raccolte Al di sotto della mischia (2007) Un seme di umanità (2020) e Diario del Novecento (2022). Mi fermo qui perché l’intenzione non era quella di fornire una bibliografia, che sarebbe troppo estesa. E poi credo che ogni lettore dovrebbe cercare da solo.
A me convincono più quelli ibridi, insomma. Così, senza alcuna pretesa, ne propongo due. Il primo autore è Cees Nooteboom. Viaggiatore, poeta, saggista e narratore, Nooteboom è – almeno finora – lontano dalle chiacchiere da caffè dei Nobel. Ha ricevuto premi molto più seri. Nel 2025 è uscito in Italia, sempre per Iperborea, Pioggia rossa, una sua variazione sui temi a lui cari: non c’è bisogno di allontanarsi migliaia di chilometri per vedere in profondità. Così è possibile che anche questa volta Cees Nooteboom abbia scritto un libro con epicentro la sua casa con giardino nella piccola isola spagnola di Minorca; come 533 o il libro dei giorni contiene infatti altre digressioni e riflessioni, dove allontanarsi è in realtà un avvicinarsi a qualcosa. Le annotazioni naturalistiche si alternano alle meditazioni, alle discussioni letterarie, alle memorie, ai sogni, e ad altre affascinanti e inquietanti presenze: i suoi libri.
Nel 2025 è uscito di Robert Macfarlane E’ vivo un fiume? (Einaudi). Una narrazione divisa in tre parti, dove l’inferno è al centro, in India (ma è solo uno dei tanti possibili esempi), mentre il fiume del Cedro, come esempio di una lotta per la sopravvivenza e per i diritti, si trova in Ecuador. La costituzione dell’Ecuador ha stabilito nel 2008 il diritto a sopravvivere del fiume e più in generale della natura. Purtroppo non sarà facile applicarlo, per la rapacità sconsiderata delle grandi società capitalistiche. Ma poi cos’è realmente un fiume? Si riesce a rispondere? “La mia impressione – dice Robert Macfarlane – è che siamo alle soglie di un grande disapprendimento, ormai più che maturo, della presunta superiorità umana in ambito linguistico”. Dunque, abbiamo il linguaggio per capire che cosa è realmente un fiume? Domanda inquietante che ci accompagna lungo i corsi d’acqua che l’autore percorre. Le sue descrizioni sembrano una risposta nello stesso tempo brillante, innamorata e impotente. Difficile non citare gli altri splendidi libri di questo autore: Le antiche vie (2012), Montagne della mente (2020), Underland: un viaggio nel tempo profondo (2025). Le date si riferiscono alle edizioni italiane recenti, non alla loro pubblicazione cronologica.
Buone feste.








