IL CIGNO

I
Dalla città del sole sei arrivato
celeste cigno di mare senza anni,
lo mormora anche il roseto sbocciato
di casa sul terrazzo. Senti? i panni
stesi ad asciugar hanno dalle rose,
ch’ora una brezza spande sulle cose,
le sfumature di colori e profumi
tanto che pure l’aria è in quel respiro
rosseggiante il cielo: e le fiamme e il fumo
non so, non sai, non sanno piú partire.
II
Oggi tenterà di volare anche il cigno
da una fetta di cielo in altro cielo:
nel vento del volo cadrà una pigna
in terra la bocca avrà parole di miele
la foglia girerà come su una giostra
cosí sul foglio la penna l’inchiostro…
ah quanti sogni per dire ‘buongiorno’
senza dir ‘notte’ farsi dietro i poggi,
oh quanti sogni ecco crescere intorno
come l’aquilone ala di cigno oggi.
III
C’è una fuga di nuvole dal cielo,
non sanno dove andare ma devono
fare spazio: forse ai raggi nel gelo
o all’apparir di stelle che vedono
o a che cosa, chissà? Fuggono solo
dentro la luce del mare, di un arco
scavato in acque celestiali e d’oro
con le tue ali come remi di barca.
Lo so: tu vai via da ciò che non è:
non tu voli in cielo ma il cielo in te!
IV
Alza un’ala e renditi il volo lieve
riprova a farlo confidando in te
ché dal cigno l’aria vuole sollievo
e aspira in tutta fretta a un nuovo sé
quasi fosse una falce al piglio quieto
che il giallo del grano carezzi e mieta;
sai, nel volo un’ala chiama l’altra ala
nel vuoto d’aria ha acume di volare
se avvista un giglio di greto si cala
uguale al fiume impara intero il mare.
Enrico D’Angelo
[Foto di Adam Rhodes]

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