Ecco, quando parte il corteo reale, avviene quello che oggi non avviene più. E non so spiegarmi perché. I tempi sono davvero cambiati. Forse perché nel frattempo la stupidità è diventata magnifica e ferocemente trendy, o forse perché la verità nel frattempo è diventata irriconoscibile. Comunque il bambino che dice: “Ma il re non ha niente indosso” oggi non c’è più.

Nella fiaba il popolo comincia a spalleggiarlo, “infatti non ha niente indosso”, dice il popolo. Ma questo accade solo nelle favole. Invece il popolo oggi segue il re, segue gli impostori, segue i cretini, riesce perfino a descrivere i vestiti dell’imperatore. Anche il popolo si adegua.  Oggi il popolo è proprio disperato. Non solo, parla dei vestiti nuovi dell’imperatore nei salotti, nelle camere, nelle pizzerie, per strada, dappertutto. Questo fatto, della gente del popolo che appoggia la verità, avviene solo nelle favole. Nella realtà avviene invece quello che Andersen ha scritto in conclusione: “Ormai, dice l’imperatore, devo guidare questo corteo fino alla fine! E si drizzò più fiero e i ciambellani camminarono reggendo la coda che non c’era per niente”.

Volevo che Camilla diventasse come il bambino di Andersen, pensava Ugo, ma ho sbagliato tutto. Rischierebbe il linciaggio.

 

[da La tartaruga di stoffa, Pequod 2021]

Il re o l’imperatore o il potere cammina nudo come un verme, ma tutti non solo stanno zitti, commentano i vestiti, che non esistono. Sembra che sia passata inosservata la perdita del senso del ridicolo.

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