Ho passato le notti di febbraio
di un anno molto indietro nel registro
fumando, sopra un terrazzo
aperto allo squarcio di Via Toscana.
Fumavo. Di fianco a me,
la mole buia della caldaia.
Più avanti, oltre i fari
dei campi da tennis c’erano losanghe,
nere come si può immaginare una soglia,
e oltre ancora
la campagna, un fumo odoroso, canne bruciate,
e il grido di un cane forse,
o di un bambino. Perché in effetti
I cani non gridano.
Io non sapevo il senso di quella mia
presenza sospesa sull’abisso
di via Toscana. Ricordo
la sigaretta distruggersi e il sapore
in bocca, marino, di quando ci si sente soli.
Ma se capissi ora, continuerei
ad apparecchiare la tavola, a rimestare le noci nel mortaio?
Arretrano i campi
dove non c’è favore
di luce. il custode
chiude i camerini,
con altre chiavi serra
le chiavi nei cassetti.
[immagine: dalla serie “Pennini” di Stefano Paci]