8 ottobre 2025

Di fronte a Baia del Re, un mare piatto. Poche persone a passeggio lungo la spiaggia in questa giornata soleggiata e mite; c’è un folto gruppo sparso lungo l’arenile, tutti indossano una t-short con la scritta “Plastic free”: sono i dipendenti di una importante azienda fanese impegnati nella pulizia della spiaggia.

Ma questo avviene nel tratto più a nord – quello più prossimo all’accesso alla spiaggia; proseguendo verso sud l’arenile è quasi deserto, solo isolati bagnanti, approfittano della temperatura gradevole, stesi sulla sabbia a prendere l’ultimo sole.

 

Un verso di richiamo proviene dalle scogliere frangiflutti radenti l’arenile. Scorgo chi lo ha emesso, un insettivoro che in volo si porta sulla sommità di uno scoglio; poi su un altro scoglio noto un secondo esemplare della stessa specie. È grazie a quei richiami che i due si tengono a contatto.

Hanno il becco appuntito, un sopracciglio chiaro, il petto rosa-camoscio e il dorso bruno-chiaro: sono due culbianchi, femmine o giovani al primo anno di vita. Il nome della specie deriva dal sottocoda bianco, visibile quando si levano in volo.

Il culbianco è un migratore a lungo raggio. Il suo areale di distribuzione si estende fino alla tundra artica (Islanda, Lapponia, Russia); in Italia è una specie d’alta quota (si riproduce nell’arco alpino e lungo la dorsale appenninica) ma nidifica pure nelle scogliere delle isole mediterranee. Sceglie come luoghi di riproduzione zone pietrose, prive di vegetazione arborea. Sverna nell’Africa sub-sahariana. Effettua le migrazioni in gruppi di pochi individui.

Ognuno dei due si trattiene per alcuni minuti sulla postazione scelta: l’estremità di uno scoglio o di uno dei tanti legni (portati dalle onde) che sporgono su queste scogliere.

Dalla postazione, tenendo una postura eretta, osservano il territorio circostante. Quando la lasciano, effettuano un breve volo (di una decina di metri) radente la scogliera, portandosi verso sud, su un altro posatoio.

Per decine di volte vedo l’alternarsi di un breve volo e di una sosta (sempre tenendo il petto rivolto al sole). Forse i due culbianchi hanno bisogno di riposare, d’interrompere il lungo viaggio. A volte i due sostano uno accanto all’altro. Dietro di loro, qualche barca isolata sull’orizzonte marino.

Li seguo per circa 600 metri; per percorrerli impiegano 35 minuti. Non so se provengono dal nord Europa, dall’arco alpino o dai vicini Appennini, certo, percorrere 600 metri in 35 minuti non rispetta la velocità di crociera con cui si stanno spostando verso i quartieri di svernamento africani.

Così come per riprodursi scelgono ambienti pietrosi ed aperti, deve piacergli soffermarsi su quegli scogli a ridosso della spiaggia. Loro non amano l’acqua ma non hanno timore del mare, quella distesa azzurra è solo uno sfondo, una visuale aperta.

Senza i temporali, le burrasche – come quelli dei giorni scorsi – che minacciano di separare i due compagni nel loro lungo viaggio -, non gli dispiace perdere tempo. Come gli ultimi bagnanti, se ne stanno lì a godersi i raggi solari.

Didascalie foto:

1 – La spiaggia di Baia del Re (Fano), 8 ottobre 2025

da 2 a 7 – Culbianchi, Baia del Re (Fano), 8 ottobre 2025

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