Nell’anno del centenario di Caporetto, Paolo Malaguti (classe 1978, docente di Lettere a Bassano del Grappa) scrive un romanzo “Prima dell’alba” (Neri Pozza, euro 17) in memoria di un artigliere, Alessandro Ruffini fucilato a ventiquattro anni a Noventa Padovana il 3 novembre 1917, non per insubordinazione né per codardia o diserzione, ma perché aveva salutato militarmente senza togliersi di bocca il sigaro. L’ ordine fu dato dal generale Andrea Graziani (1864 – 1931) che si distinse per la brutalità verso i sottoposti: fucilazioni, decimazioni, punizioni mortali.

Il 27 febbraio 1931 il generale fu trovato morto sui binari nel tratto Prato-Firenze: la causa della morte non fu mai accertata, anche se le autorità dell’epoca archiviarono il caso come una caduta accidentale dal treno.

Partendo da questi due fatti storici, il romanzo si svolge su piani paralleli che si alternano capitolo dopo capitolo, spostandosi temporalmente dall’ottobre del 1917 al febbraio del 1931 IX dell’era fascista.

Due sono i personaggi principali: un veterano di trincea, il Vecio e il commissario di polizia Ottaviano Malossi.

Ad ogni capitolo l’autore riporta una intestazione-documento, in cui si commemorano i soldati condannati per i più vari motivi.

Il primo capitolo ci fa trovare, il 2 ottobre 1917 sul fronte dell’Isonzo, settore del Monte Querceto e descrive con un linguaggio duro e crudo la vita dei fanti, utilizzando termini del lessico di trincea. (In appendice c’è un utile glossario).

Il secondo capitolo ci porta a Firenze, il 27 febbraio 1931 dove il commissario deve indagare sul ritrovamento di un cadavere riverso sulla massicciata ferroviaria che si rileverà essere un cadavere eccellente: l’ex generale Andrea Graziani, ora luogotenente della Milizia Volontaria Fascista.

Il libro procede alternando sempre i capitoli tra il fronte e l’indagine del commissario.

L’autore ci conduce, attraverso l’assurdità della guerra, con i suoi macelli, gli assalti inutili, le carneficine, le fucilazioni sommarie, l’ottusità dei generali, verso il quotidiano consenso della retorica fascista e verso la soluzione del mistero.

Il giallo si svolge utilizzando una prosa dura, scarna, estremamente diretta.

Un romanzo bello e avvincente che getta luce sulla nostra storia e che ci fa ben sperare per i futuri lavori del giovane autore.

 

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